The road to the Desert

The Road to The Desert


29 ottobre 2010


Questa mattina la sveglia non mi piace, provo sempre una fitta di piacere quando so che non devo alzarmi di corsa e avere un'appuntamento di lì a mezzora, ma non era questo il giorno, Mi dirigo alla sala delle colazioni sola, senza alcuna speranza di disturbare Andrea nella sua mezzora di sonno dorata.
sono le sei e trenta, e la sala è quasi vuota eccezione fatta per i camerieri e qualche passerotto del quale ignoro la provenienza, il soffitto era talmente alto che si poteva trascurare la presenza di un nido. Consumo ingorda la mia colazione, incerta sulla prossima tappa culinaria.
Siamo fuori dalla riad, alla reception si sono offerti di custodirci le valigie fino al nostro rientro, cosa che mi fa tirare un sospiro di sollievo, visto dove stavamo andando. Sarebbe stato irreale andare a passare una notte nel deserto con le valigie, e se non irreale da sfigati.
Il nostro autista con minibus è qui preciso come un'orologio svizzero, sarà forse per la presenza a bordo di due tedeschi, ci carica gli zaini e non perdendo un minuto mette in moto e parte.
A dire il vero mi sono sentita un po' più serena sapendo la presenza della coppia, della quale ovviamente non ricordo i nomi. All'autista siamo simpatici, per fortuna, visto che ci aspetterà una lunghissima giornata di curve e panorami tutta in auto.

La strada è più tortuosa di quanto pensassi, e nell'itinerario sono previste un'infinità di fermate in posti panoramici e surreali, che però non tardano a farsi odiare. Appena riesco a scrivere l'auto si ferma, un paio di foto e una piccola descrizione di quello che si vede.
Mille meravigliose pause tra panorami lunari incredibili, solitari bar fatiscenti inerpicati su passi di montagna, villaggi berberi raggiungibili solo a piedi, Lo spettacolo è travolgente ma allo stesso tempo angosciante.
Più avanti lungo la strada, una strada, l'unica strada incontriamo una cooperativa femminile produttrice del preziosissimo olio di argan dove ci fermiamo ad apprendere tutte le fasi produttive.




La cosa assurda ,che verificando ora su wikipedia non dicono, è che le noci di argan vengono estratte dalle feci delle capre che si nutrono dei frutti, sono già digerite e per questo facilmente lavorabili. Mi chiedo perchè tralasciare un particolare del genere, è sempre bello sapere che dalla cacca si producano le cose migliori.
Ci porgono tre ciotole di olio di argan in diverse consistenze, olio, burro (come il burro di arachidi) e miele, dapprima un po' titubante mi decido ad assaggiare, è buonissimo. Inoltre non stiamo qui ad elencare tutti i benefici dovuti al consumo di quest'olio. Sono veramente infiniti.


Rimettendoci in strada attraversiamo il passo, pare, più alto in Marocco. Dove ovviamente dobbiamo fermarci. c'erano dei berberi con dei tavoli imbanditi di pietre e collane, come attratta dalla forza di gravità mi catapulto a vedere, le collane sono incantevoli, e sto tizio continuava a dirmi che avrei potuto scegliere la collana che volevo se in cambio gli davo una penna italiana. Assurdo una penna. Costringo Andrea a privarsi della sua mitica trattopen, che ovviamente è bramata dal mio interlocutore neanche fosse di oro, comincio a rendermi conto del differente valore che diamo alle cose.
Dopo aver barattato il trattopen con una meravigliosa collana, ripartiamo declinando la generosissima offerta di 150 cammelli in cambio della mia mano. (credo sia un'offerta esageratissima e da marpione).


Sono felice. Anzi sono felicissima, e per la prima volta in questi 5 giorni non ho nessuna voglia di rientrare in Italia, nemmeno prima, ma ora proprio mi fermerei a vivere in un villaggio berbero.
Le montagne dell'Atlas sono mozzafiato, si passa da paesaggi brulli e aridi, desertici, dove con attenzione si riescono a scorgere villaggi mimetizzati col colore della terra, incappando di tanto in tanto in qualche oasi, tra le quali una la più grande ( non ricordo di cosa direi una cavolata), che sono impressionanti, il verde quasi ti ristora,
















Sempre lungo il percorso deviamo verso una Kashba famosa. Il nostro autista si affretta a dire che qui hanno girato il gladiatore. Scabio di sguardi un po' perplessi e senza interesse tra noi e la coppia tedesca che potremo ribattezzare i muti.
La Kashba  Aït Benhaddou è quanto di più impressionante io abbia visto.  Quello che pare un villaggio intero era in realtà una costruzione per una famiglia sola (una cinquantina di piccole famiglie mi pare)






Ci arriviamo attraversando un piccolo fiumiciattolo a cavalcioni di un mulo che sembra instancabile.
Entrando ci rendiamo conto che una giornata intera non basterebbe per visitarla e noi abbiamo solo una mezz'oretta. Scale, piani sfalsati, porticine e porte, una serratura che pare una delle più antiche mai viste.


Praticamente qui le case sono fatte di argilla e fieno mescolate tra loro con strutture di legno e bambù, incredibilmente reggono, e paiono stabili.











Ci sono anche dei nidi di cicogna, ne vedremo n parecchi lungo tutto il viaggio in marocco.
Metto una bandierina "da rivedere" sulla kashba e ci rimettiamo in viaggio.
Finalmente un po' di fretta, alle 18:00 arriviamo a Zagora. Un paese che a

me ricorda il  terzo mondo, ma che nel suo piccolo si è attrezzato a ricevere turisti. Scopriamo che qui i nostri amici "i Muti" ci saluteranno per passare la notte nel deserto di Zagora. a mia opinione una spiaggetta di dune in mezzo ad un paesaggio che ha fin troppo nauseato in questa lunga giornata, sono felice della nostra decisione di proseguire fino a M'hamid, che si trova a 3 ore da qui.


Il nostro programma prevede il pernottamento un una riad in paese, veramente bella. con all'interno un vero e proprio giardino da tè, che qui è un'usanza radicatissima tanto che non possiamo sottrarci a quello di benvenuto, come al solito ottimo.
aprofittando della pace del posto, con calma l'autista si congeda  sapendo che lui sarebbe rientrato l'indomani con "i muti"spiegandoci bene il programma del giorno seguente e cercando di piazzarci una tanto introvabile bottiglia di vino (che poi, sinceramente, non mi manca per niente quello friulano, figuriamoci quello marocchino),  lui non sarebbe stato li con noi, ma avremmo trovato qualcuno domani mattina fuori dalla riad per accompagnarci. Speriamo bene.
Abbastanza sperduti ci sistemiamo in una camera in stile berbero, praticamente fango e fieno, viva l'avventura.

La cena ci viene servita nello stesso giardino da tè, lo speravo. L'atmosfera è magica. È quasi buio e ci sono le rane che girano tra i cuscini adagiati a terra, inizialmente un po' stranita mi immergo in questa
cena a vero lume di candela. Non si vede una mazza, meno che meno la cena, il che mi permette di sorpassare qualche riserva che mi blocca dall'affogarmi dentro la Tajine.
L'intrattenitore della serata è stato un piccolo gattino che credo non abbia mai visto così tanto cibo in una serata sola. È tutto buonissimo anche se ripeto non saprei cosa ho mangiato quella sera.

  La Riad da Zaouia di Zagora è stata una piacevole tappa nel nostro viaggio.
Buona notte